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Mobilità del lavoro – La Commissione Ue chiede all’ITALIA di porre fine alla discriminazione dei docenti stranieri

INFORMATIVA: Alcuni degli articoli che pubblichiamo provengono da fonti non in lingua italiana e vengono tradotti automaticamente per facilitarne la lettura. Se vedete che non corrispondono o non sono scritti bene, potete sempre fare riferimento all'articolo originale, il cui link è solitamente in fondo all'articolo. Grazie per la vostra comprensione.

La Commissione europea ha deciso di inviare un parere motivato a Italia (INFR(2021)4055) per mancato rispetto delle norme dell’UE sulla libera circolazione dei lavoratori (Regolamento (UE) n. 492/2011). Ai sensi del diritto dell’UE, i cittadini dell’UE che esercitano il loro diritto alla libera circolazione non devono essere discriminati a causa della loro nazionalità per quanto riguarda l’accesso all’occupazione e le condizioni di lavoro. Nel suo dominante nella causa C-119/04, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha affermato che una legge italiana del 2004 fornisce un quadro accettabile per la cosiddetta ricostruzione delle carriere dei lettori stranieri (‘Lettore’) nelle università italiane.

Ciò significa che la legge consente l’adeguamento della retribuzione, dell’anzianità e dei relativi benefici previdenziali a quelli di un ricercatore con contratto a tempo parziale e riconosce loro il diritto all’arretrato sin dall’inizio del rapporto di lavoro. Tuttavia, la maggior parte degli atenei non ha compiuto i passi necessari per una corretta ricostruzione delle carriere dei Lettori, con il risultato che la maggior parte dei docenti stranieri non ha ancora ricevuto il denaro a cui ha diritto.

L’Italia non ha adottato le misure necessarie dall’avvio del procedura di infrazione a settembre 2021 ed è quindi ancora discriminante nei confronti dei docenti stranieri. L’Italia ha ora due mesi di tempo per adottare le misure necessarie, altrimenti la Commissione potrebbe decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

Questa minaccia è stata lanciata oggi dalla Commissione di portare l’Italia davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) entro due mesi se l’Italia non pagherà gli arretrati di stipendi e pensioni dei suoi docenti non italiani.

In una dichiarazione inviata a The European Times, Davide Petriepresidente del sindacato dei docenti Associazione dei Docenti Stranieri in Italia ha detto oggi:

“I nostri calorosi ringraziamenti alla Commissione europea per aver rilasciato oggi una dichiarazione chiara e solida. Dopo quasi 12 anni dalla denuncia della violazione del diritto comunitario rappresentata dalla Legge Gelmini 240/2010 che vanificava l’effetto della legge italiana 63 del 2004 che secondo la giurisprudenza della Corte di giustizia avrebbe dovuto trovare attuazione, la Commissione ha ha definitivamente chiuso la procedura di infrazione preliminare formalmente aperta a settembre 2021 e annunciato l’avvio di un’azione legale per inadempimento nei confronti dell’Italia davanti alla Corte di Giustizia. L’Italia ha 60 giorni di preavviso attraverso la notifica del parere motivato previsto dall’art. 258 TFUE, di adeguare la retribuzione, l’anzianità e gli oneri previdenziali dei docenti stranieri al parametro di ricercatore almeno di ruolo a tempo determinato con pagamento degli arretrati dall’inizio del rapporto di lavoro. Si tratta, finalmente, di una presa di posizione netta di fronte al comportamento evasivo del legislatore italiano e delle amministrazioni universitarie, che negli ultimi anni non hanno adottato le misure necessarie per superare la perdurante discriminazione dei docenti stranieri in Italia, che persiste dal 1980 nonostante le numerose interventi dell’Unione europea e della Corte di giustizia.

Da parte sua, Henry Rodgerslettore lui stesso molto attivo con Asso. CELLULAe il FLCCGIL sindacale, ha affermato nella sua ultimo articolo quello:

In qualità di Custode dei Trattati, è compito della Commissione garantire il rispetto degli impegni assunti dagli Stati membri a Roma e nelle successive città dei Trattati. Che abbia dovuto aprire un secondo procedimento di infrazione per imporre l’esecuzione della sentenza scaturita dal primo procedimento è la misura di quanto l’Italia sia stata intransigente e resistente. La notizia che il procedimento era passato alla fase del parere motivato è stata accolta con favore nelle università di tutta Italia. La decisione è stata vista come una seria dichiarazione dell’intenzione della Commissione di garantire il pieno rispetto della sentenza della Corte del 2006.

Da un’altra testata giornalistica news de www.europeantimes.news

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