Ginevra, Palazzo delle Nazioni – Il 9 dicembre 2024, il Palazzo delle Nazioni di Ginevra ha ospitato una tavola rotonda dal titolo “Legge e articolo 18”, per commemorare il 76° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani (DUDU). Organizzato dall’Associazione Diritti Umani e Tolleranza e dalla Fundación Mejora, l’evento, sotto la guida di Fiorella Cerchiara, ha riunito esperti mondiali e della società civile in molti campi, mentre il panel sulla Libertà di Religione ha cercato di esplorare il significato dell’articolo 18, che protegge la libertà di pensiero, coscienza e religione.
Tra gli illustri relatori del panel “Law and Article 18”, la professoressa Maria d’Arienzo dell’Università Federico II di Napoli ha tenuto un discorso stimolante sulle sfide e le opportunità nella salvaguardia di questo diritto fondamentale.
La tavola rotonda, presieduta da Ivan Arjona, presidente della Fundación Mejora e rappresentante di Scientology presso le istituzioni europee e le Nazioni Unite, ha sottolineato l’importanza della collaborazione nell’affrontare le sfide globali dei diritti umani. Tra i relatori c’erano la dott.ssa Saba Haddad della Comunità Internazionale Bahá’í, che si è concentrata sull’inclusione di base, l’islamologo Boumediane Benyahia, che ha sottolineato le dimensioni filosofiche della diversità, e Jonas Fiebrantz di ADF International, che ha fornito strategie di advocacy attuabili e collaborative. Insieme, hanno evidenziato l’importanza dell’Articolo 18 nel promuovere la dignità, la pace e il pluralismo in un mondo sempre più polarizzato.
Articolo 18: un fondamento della dignità umana.
La professoressa Maria d’Arienzo ha iniziato il suo intervento sottolineando il ruolo centrale dell’articolo 18 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che ha definito “una pietra angolare del sistema internazionale dei diritti umani”. Questo articolo sancisce il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, compresa la possibilità di cambiare le proprie convinzioni e di praticare la fede pubblicamente o privatamente senza coercizione.
“Lalibertà religiosa è essenziale non solo per garantire la dignità personale, ma anche per promuovere il pluralismo e la pace in società sempre più multireligiose”. Tuttavia, d’Arienzo ha richiamato l’attenzione sul fatto che le violazioni di questo diritto sono in aumento a livello globale, sottolineando l’esistenza di carenze sistemiche nel quadro internazionale per la sua protezione.
Le carenze dei modelli giuridici esistenti.
D’Arienzo ha poi proceduto a delineare il panorama giuridico globale, notando come l’articolo 18 sia servito come punto di ispirazione per l’inclusione di disposizioni analoghe in una serie di trattati regionali, tra cui la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), la Convenzione americana dei diritti dell’uomo e la Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli. Tuttavia, questi quadri di riferimento includono spesso vincoli che ne riducono l’efficacia.
Ad esempio, l’articolo 9 della CEDU consente di limitare la libertà religiosa per motivi quali la sicurezza pubblica, la moralità o la protezione dei diritti altrui. “Queste limitazioni permettono allo Stato di andare oltre, consentendo ai governi di violare le libertà individuali con il pretesto dell’interesse pubblico”, ha ammonito Maria d’Arienzo.
L’autrice ha citato la Francia come caso di studio, notando che le leggi che impongono la laicità hanno creato sfide significative per l’espressione religiosa. La “Legge sul rispetto dei principi della Repubblica” del 2021 estende i requisiti di neutralità ai dipendenti privati che lavorano in ruoli di servizio pubblico e limita i finanziamenti statali alle associazioni culturali che non aderiscono ai valori laici. Sebbene queste misure siano state concepite per combattere il separatismo religioso, d’Arienzo ha affermato che possono inavvertitamente portare all’emarginazione dei gruppi minoritari e alla soppressione della diversità.
“Questo approccio impone la laicità come forza neutralizzante, invece di promuovere l’integrazione e l’inclusione”, ha spiegato.
Il contesto italiano
L’Italia, pur essendo meno restrittiva, presenta una propria serie di sfide. La professoressa Maria D’Arienzo ha anche richiamato l’attenzione sulla legislazione regionale che ostacola l’istituzione di luoghi di culto per le fedi minoritarie e ha individuato le carenze del quadro giuridico relativo alle esigenze religiose dei minori migranti non accompagnati. Nonostante gli sforzi della Corte Costituzionale italiana per affrontare alcuni di questi problemi, i progressi rimangono disomogenei.
“Mentre alcuni accordi locali hanno mitigato queste sfide, manca ancora una strategia nazionale unitaria”, ha osservato.
Minacce emergenti alla libertà religiosa.
La D’Arienzo ha inoltre affrontato l’emergere di nuove minacce, tra cui la sorveglianza digitale e il nazionalismo etno-religioso, in particolare in Asia. Queste forme di controllo prendono spesso di mira le comunità minoritarie, impiegando tecnologie sofisticate per monitorare e reprimere le loro attività.
L’autrice ha portato l’esempio della persecuzione dei Testimoni di Geova in Russia come illustrazione preoccupante della questione. Nonostante la condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo per le incursioni della polizia nelle riunioni di preghiera e il sequestro di materiale religioso, tali violazioni persistono.
La crisi globale dei rifugiati complica ulteriormente la situazione. La combinazione di persecuzioni religiose e conflitti armati ha portato a un aumento significativo degli spostamenti di massa, mettendo a dura prova i sistemi di asilo che non sono attrezzati per rispondere efficacemente. “Guerra e persecuzione hanno reso la protezione della libertà religiosa un’emergenza internazionale”, ha affermato Maria d’Arienzo.
Una proposta per l’azione futura
In conclusione, la professoressa Maria d’Arienzo ha lanciato un chiaro appello all’azione. Ha invitato i governi e le organizzazioni internazionali a snellire le procedure di riconoscimento dei rifugiati in fuga dalla persecuzione religiosa e a dare priorità alla protezione di questo diritto fondamentale.
Nel suo intervento, Maria d’Arienzo ha citato il defunto Papa Giovanni Paolo II, che ha detto: “La protezione della libertà religiosa deve essere vista come una responsabilità collettiva, un pilastro fondamentale per la pace e la dignità in un mondo profondamente interconnesso”. “La protezione della libertà religiosa deve essere considerata una responsabilità collettiva, un pilastro fondamentale per la pace e la dignità umana in un mondo sempre più interconnesso“.
Inoltre, la d’Arienzo ha sottolineato la necessità di rafforzare i quadri giuridici per affrontare le pratiche discriminatorie, promuovere la collaborazione internazionale e portare avanti iniziative educative per combattere l’ignoranza e l’intolleranza. Queste misure, ha affermato, sono indispensabili per colmare il divario tra le protezioni legali e le realtà vissute.
Un promemoria tempestivo.
Il discorso della professoressa Maria d’Arienzo al Palazzo delle Nazioni è servito a ricordare la fragilità della libertà religiosa e l’urgente necessità di difenderla. La sua analisi perspicace ha illuminato non solo le sfide ma anche le opportunità per promuovere questo diritto fondamentale.
Mentre l’UDHR entra nel suo 77° anno, le sue parole risuonano come un avvertimento e un appello all’azione, sottolineando che la lotta per la libertà religiosa non è solo un imperativo legale, ma un dovere morale che definisce la nostra umanità condivisa.
[…] Prof.ssa Maria d’Arienzo: Difendere la libertà religiosa in un mondo di sfide crescenti […]